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Teramo – 25 ottobre
22^ Edizione del Premio Nazionale Paolo Borsellino
Lezione di Storia all’Università di Teramo con Guarnotta, Prestipino e Impastato

Di seguito l’articolo di Rino Giacalone

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino eliminati col tritolo mafioso in quella terribile stagione del 1992 loro potevano andare a sedere in quei posti che avrebbero permesso loro e a tutta la società civile di infliggere i colpi mortali alle mafie e alla corruzione imperante. Anni prima, il 9 maggio 1978 fu ucciso Giuseppe Impastato, che con la sua Radio Out denunciava apertamente la violenza oppressiva del clan mafioso di Tano Badalamenti che viveva a “100 passi” da casa sua. In mezzo una striscia infinita di morti trucidati dalla mafia senza una reazione dello Stato. Misteri su misteri. Per parlare di questi temi MERCOLEDI 25 OTTOBRE nell’ambito del corso di storia contemporanea dell’Università di Teramo del Prof. Sangiovanni si svolgerà un dibattito con il Procuratore di Roma Michele Prestipino che questi mafiosi stragisti ha arrestato, Leonardo Guarnotta che fu nello stesso ufficio del pool antimafia con Falcone e Borsellino e Giovanni Impastato che tiene accesa la memoria del fratello.

E’ vero, rispetto a quegli anni terribili per Falcone e Borsellino, e non solo per loro due, l’elenco che dovremmo fare è lungo, oggi c’è una società civile più viva, più attenta, ci sono i giovani, le associazioni, e, torniamo a dire, ci sono i giovani e le associazioni, un pezzetto di politica, e…nessun altro. Abbiamo gli occhi aperti e non possiamo dire che tutto è identico a quegli anni, ma sarebbe da ipocriti non riconoscere che siamo ripiombati in quegli anni. La retorica non è il nostro pane quotidiano, e guardandoci intorno non possiamo non scorgere che i mali di quell’epoca ci sono ancora tutti, molti integri, tanti sotto l’ala della mafia che oggi è più potente perché ha saputo costruire una unica entità con quei poteri , come la massoneria, che ci hanno allontanato da verità e giustizia, che hanno buttato all’aria senza più aver bisogno del tritolo, la verità e la giustizia a cominciare dalle stragi del 1992. E poi non c’è scenario dove ancora oggi ci imbattiamo con corruzione e tangenti. A 25 anni dalle stragi c’è una società che nel suo insieme celebra Falcone e Borsellino ma la stessa società non si è scandalizzata anzi ha solidarizzato con certi politici pesantemente chiamati a rispondere delle loro malefatte davanti ai Tribunali. Una società dalla memoria labile, fortemente labile.

Tranne ritrovarsi ogni tanto a far passerella. Ci sono impresse nella storia di questa nostra martoriata terra siciliana parole dalle quali ogni giorno dovremmo ripartire. E sono le affermazioni che ci lasciò proprio Paolo Borsellino. “Sono morti per noi e abbiamo un grosso debito verso di loro; questo debito dobbiamo pagarlo continuando la loro opera, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro, facendo il nostro dovere; la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Venticinque anni dopo c’è consapevolezza ma c’è chi ha scelto di restare timoroso e pretende che anche gli altri siano timorosi. E non va bene. Non possiamo ricordare oggi Borsellino se non onoriamo il debito che abbiamo con lui e con chi come lui ha combattuto fino all’estremo sacrificio Cosa nostra. E allora ricordiamoli facendo ognuno di noi la propria parte per scoprire la realtà di quei giorni, sgombriamo il campo dai segreti e dai misteri, la mafia fece da service a qualcuno in quegli anni tra il 1992 e il 1993, fuori i nomi di chi oggi usa Stato e potere per restare nascosto. Lo si faccia perché siamo oggi come allora in un periodo di cambiamento, non diamo tempo ai criminali col colletto bianco di rinnovare il proprio salvacondotto

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