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Giornata della legalità

Il Premio nazionale Paolo Borsellino nasce all’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Sin dall’inizio, in questi ventisette anni di impegno civile abbiamo puntato sulla dimensione educativa. Perché la partita contro le mafie, del resto, si gioca in gran parte lì.

Se fossimo cittadini focalizzati in quello che stiamo facendo, le mafie sarebbero scomparse da tempo.

Ma la Costituzione non è riducibile al concetto di legalità, pur essendo la nostra legge fondamentale. Essa parla di diritti, ma non manca di sottolineare che è nostra responsabilità realizzarli e difenderli. La responsabilità viene prima della legalità.

L’impegno educativo della nostra associazione in questi ventisette anni – nelle scuole primarie e secondarie, nelle università – va e continuerà a farlo verso una nuova cultura che è quella del perché occorre sensibilizzare alla legalità quanto dovrebbe essere l’ordinario vivere quotidiano. 

A un giovane non basta sapere che le cose esistono, vuole anche sapere perché esistono!

Il nostro contenitore sociale è il presupposto del vivere nella legalità laddove è possibile.
Ma, cosa manca? Parlare di «Cultura della legalità» oggi non significa parlare solo di lotta alla Mafia, ma di una rinnovata alleanza tra istituzioni e società civile unite nella costruzione del bene comune. Un bene comune messo il più delle volte sotto assedio dalla disuguaglianza sociale, dalla corruzione imperante, da una politica spesso incapace di dare risposte efficaci ai problemi odierni della comunità. Cultura significa cittadini attenti alle loro azioni, positivamente inquieti. consapevoli che la vita non si riduce alla fame di possesso, di apparenza, di “successo”.

Cultura è cittadini affamati delle loro passioni, affamati del bene comune, di opportunità equamente distribuite. In altre parole, è impegno per affermare la dignità e la libertà dell’essere umano, a ogni livello e latitudine. Un Paese che non investe o non investe più sulla cultura, smette in quel momento di essere un Paese libero.

Per vincere la mafia occorre partire dal quotidiano, sradicare la mentalità di cui è portatrice e che si avvale di complicità a vari livelli come di tanta indifferenza, irresponsabilità, menefreghismo. È quel  risveglio delle coscienze che, nei nostri limiti, abbiamo sempre cercato di alimentare.
Nel ringraziare chi è qui con noi oggi e chi vorrà essere con noi quest’anno fino al 9 maggio mi piace concludere questo mio intervento con la frase di Paolo Borsellino che è la base fondante del nostro impegno e la ragione per cui operiamo
“La lotta alle mafia non può essere limitarsi solo all’impegno repressivo, un pur doveroso. Ma dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti , e soprattutto i giovani, a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.