La mia vita all’ombra del mare (Raffaello Ragazzi) è il primo romanzo per ragazzi della scrittrice Simona Dolce e racconta la lotta di Pino Puglisi contro la mafia attraverso gli occhi di Salvatore, uno dei “suoi” ragazzi.
Una storia vera, come ricorda una lettera di Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, posta in conclusione del libro.
Salvatore è un ragazzino come tanti: ama il mare, il calcio e gli amici. Cresce però in una realtà difficile e si pone tante domande su Brancaccio, il quartiere in cui vive, e su 3P, padre Pino Puglisi, il sacerdote che non si arrende alle minacce e prosegue con coraggio per dimostrare ai suoi ragazzi che l’onesta è ancora possibile. La mia vita all’ombra del mare è un romanzo che descrive le pieghe sottili attraverso cui la mentalità mafiosa può insinuarsi nel tessuto sociale e racconta il coraggio di coloro che, come don Pino Puglisi, hanno combattuto questa mentalità a costo della vita.
Salvatore ha un fratello, e un giorno durante un litigio sente il padre chiamarlo “mafioso”. Sa che cosa significa questa parola, ma allo stesso tempo non riesce a ricondurla a suo fratello. Si trova spaesato e confuso, è pieno di dubbi, ma in Don Pino Puglisi trova una guida, capace di insegnargli il valore delle regole, la differenza tra il bene il male, il valore della libertà. Il prete verrà infine ucciso da Cosa Nostra nel 1993, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Sarà in seguito riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come il primo martire ucciso dalla mafia. Ma la sua battaglia non ha avuto fine con la sua morte.
Il volume si conclude con una lettera di Maria Falcone, Presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, che riassume l’insegnamento che viene dalla storia di Salvatore, con queste parole: “Quella di Salvatore è una grande lezione di discernimento quotidiano che tutti i giovani sono chiamati a compiere. Come dico sempre ai ragazzi nelle scuole “scegliere da che parte stare” è una scelta che si rinnova di giorno in giorno sia nell’intenzione che, soprattutto, nelle azioni. Ma è soprattutto unendosi ad altri compagni che condividono gli stessi valori e gli stessi riferimenti che i nostri giovani non si sentono un peso troppo difficile da portare e imparano che vivere in un sistema di legalità è possibile. La mafia si può sconfiggere unendo le nostre forze in un impegno quotidiano”.