Luciano Costantini: “avevo voglia di sapere dove avrei trascorso i prossimi anni della mia vita, ma soprattutto morivo dal desiderio di conoscere Paolo”.
Un giorno, parlando dell’associazione per delinquere di stampo mafioso, il discorso cadde sul significato di omertà. A un certo punto Paolo mi disse: “Sai cos’è l’omertà? E’ quando io interrogo Paolo Borsellino e gli chiedo se si chiama Paolo Borsellino, e lui mi risponde: questo non glielo posso negare”. Una risposta geniale, che meglio di ogni cosa sapeva spiegare il tratto caratteristico più deteriore della mafia: quello di rifiutare pervicacemente l’autorità dello Stato.
Negli anni delle stragi mafiose da tutta Italia un gruppo di magistrati giovani come Caselli Torino, Bocassini – Milano, Ingroia – Palermo, Nardella – Perugia, meno giovani come Antonino Caponnetto – Firenze, e tanti altri meno famosi, fecero richiesta per essere trasferiti negli uffici giudiziari siciliani dove i magistrati morivano sotto i colpi della mafia. Uno dei giovani che decisero di andare a lavorare con “i cadaveri che camminano” fu Luciano Costantini.
Luciano Costantini, classe 1962, dal 1991 al 1994 ha svolto le funzioni di sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Marsala (TP) con applicazioni alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
Dal 1995 al 2004 ha svolto le funzioni di sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Pistoia con applicazioni alla Direzione distrettuale antimafia di Firenze. Dal 2005 al 2015 ha svolto le funzioni di giudice presso il tribunale di Pistoia prima nella sezione civile e dal 2007 nella sezione penale. Dal 29 settembre 2015 è presidente della sezione penale del Tribunale di Siena.
Si è occupato, e si occupa tuttora, di insegnamento, presso l’Università di Siena e di Firenze e presso la Scuola di Formazione Forense “Cino da Pistoia” su temi di diritto penale e di procedura penale.