La famiglia del Premio Borsellino piange la scomparsa del Presidente Franco Marini, dal 2000 al 2012 grande protagonista delle nostre iniziative. Se ne va con lui un pezzo, ancorché significativo e di grande qualità, della storica tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro Paese.
Un filone ideale che ha accompagnato e arricchito la crescita e il consolidamento della democrazia nel nostro Paese e che ha partecipato attivamente, attraverso i suoi leader, ad affrontare e a sciogliere i nodi politici più difficili che si affacciavano di volta in volta all’attenzione dell’agenda politica italiana. E Franco Marini queste sfide e queste difficoltà le ha vissute e affrontate con la schiena dritta, da abruzzese, sempre da protagonista e da combattente. Com’era, del resto, il suo carattere. Ruvido ma profondamente e autenticamente umano. Disponibile al dialogo e al confronto senza mai assumere atteggiamenti dettati da una valenza ideologica o riconducibili a una chiusura pregiudiziale. Era simpaticamente definito come “lupo marsicano” a conferma del suo radicamento territoriale e dell’amore per la sua terra d’origine, l’Abruzzo. Ma anche, e soprattutto, per richiamare la coerenza, la bontà e la solidità del suo carattere.
Franco Marini però, al di là del suo lungo e ricco magistero sindacale, politico e istituzionale, è stato anche e soprattutto un solido punto di riferimento della tradizione del cattolicesimo sociale nel nostro Paese. E proprio il protagonismo politico, sociale, culturale e istituzionale dei cattolici popolari non poteva prescindere dal suo apporto, dalla sua storia e dal suo esempio concreto e tangibile. Sempre all’insegna dei valori e della cultura del cattolicesimo democratico. Una “bussola nella tempesta” per citare il titolo di uno dei suoi tanti editoriali. E Franco Marini, per molti anni, è stato veramente un bussola decisiva per l’impegno politico concreto dei cattolici popolari e dei cattolici democratici nella società. Aiutato, certo, anche dal suo carattere e dalla sua indole.
Un uomo schietto, coerente, dove la mediazione non era mai un cedimento al ribasso ma lo strumento per raggiungere un obiettivo che aveva nella difesa e nella promozione dei ceti popolari il suo naturale epilogo politico. Era un uomo che puntava alle scelte concrete. La sua formazione culturale, ma soprattutto il suo apprendistato sociale, non potevano sfociare mai in dissertazioni astratte o virtuali. Al centro di ogni riflessione e di ogni discussione c’era sempre la sottolineatura dei bisogni, delle istanze, delle domande e quindi della difesa dei ceti popolari. Un filo rosso che ha segnato la sua vita, il suo impegno sociale e politico, la sua presenza nelle istituzioni e anche e soprattutto il suo stile di vita. Ecco perché il magistero di Franco Marini non si ferma oggi. Prosegue. Va avanti. La sua testimonianza ricca di valori, di scelte, di cultura politica e di azione concreta richiedono un rinnovato impegno dei cattolici democratici e popolari nella società contemporanea. E anche per ricordare il suo “coraggio”. Perché Franco Marini era soprattutto un uomo coraggioso. Le sue scelte nelle diverse fasi storiche, concrete e sempre ispirate al cattolicesimo democratico, popolare e sociale, fanno di Franco Marini un punto di riferimento insostituibile per chi vuole continuare a testimoniare questa cultura e questi valori nella cittadella politica italiana attuale. Addio Franco, ci mancherai.