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Leonardo Guarnotta e il Premio Nazionale Paolo Borsellino

Mentre parla agli studenti dell’Università di Teramo socchiude un attimo gli occhi e rivive il ricordo di quel 23 maggio 1992. La voce comincia a tremare. Impossibile da fermare quel nodo alla gola sale su fino a impedirgli di poter proferire parola. Con una mano si copre gli occhi ormai bagnati. Passa qualche secondo interminabile in assoluto silenzio. Tutto il dolore sopito negli anni riaffiora dal suo essere. Poi si riprende, mentre una lacrima sottile continua a scendergli sulla guancia.

“Sono ricordi nello stesso tempo vividi e certe volte molto sfumati  perché la mente rifiuta… Rifiuta che siano accaduti… non che li abbia rimossi, rifiuta che possano essere accaduti…”. «Quel 23 maggio – continua  – “io rividi Giovanni disteso sul marmo… era intatto, aveva soltanto una piccola ferita sul volto, sembrava che dormisse…Sa cosa provai in quel momento? Pensai a tutto il lavoro fatto assieme, alla vita vissuta insieme… e mi domandai perché?… Perché succedono queste cose?… Perché non si può lavorare in pace in questa terra per cercare il bene della nostra società, dei nostri giovani?…».

A parlare è Leonardo Guarnotta, membro del Pool Antimafia coordinato dal giudice Antonino Caponnetto che divideva la stanza del “bunker” del tribunale di Palermo con Falcone. E’ il magistrato che, con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello ha istruito il Maxiprocesso di Palermo approfondendo gli aspetti finanziari della criminalità mafiosa.

A 80 anni, sarà nuovamente al Premio Borsellino dal 23 al 26 ottobre per incontrare gli studenti abruzzesi.