Giovanni Falcone non è soltanto il magistrato che ha sacrificato la propria vita, anche prima del 23 maggio 1992, per liberare il nostro Paese dalla mafia e da tutte le sue declinazioni più subdole. E’ anche il magistrato che, con la sua proverbiale e indimenticabile lungimiranza, ha tra i primi indirizzato le sue indagini – anche quelle economiche e patrimoniali – verso gli investimenti di Cosa Nostra all’estero: non è un caso che l’importantissimo strumento della Convenzione Onu di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale, di cui peraltro proprio quest’anno si celebra il ventesimo anniversario, sia nato da uno dei soliti “slanci in avanti” del suo pensiero, peraltro nel corso di un convegno internazionale a poche settimane dalla sua morte.
Lo ha detto Roberto Tartaglia, vicecapo del Dap commentando la decisione del Tribunale tedesco che ha respinto il ricorso di Maria Falcone contro il titolare di una pizzeria che a Francoforte sul Meno, in Germania, ha scelto il nome ‘Falcone e Borsellino’.
Sui muri del locale ha appeso la celebre foto di Tony Gentile che ritrae insieme i giudici e accanto ha messo l’immagine di don Vito Corleone del celebre film Il Padrino. Una “violazione della memoria” dei due magistrati antimafia per la sorella del giudice Falcone, che aveva richiesto al Tribunale tedesco di inibire al proprietario del locale di utilizzare il nome Falcone nell’intestazione della pizzeria. “Il nome di Giovanni Falcone non è solo il nome di un uomo straordinario: è un simbolo universale, è un metodo irraggiungibile, è un baluardo ancora vivo ed efficacissimo di cui – da italiano, ancor prima che da magistrato – io come tanti vado orgoglioso”, prosegue Tartaglia.
“Ignorare o dimenticare tutto questo non è soltanto ingiusto, ma anche profondamente pericoloso, perché rischia di dare linfa a quell’odioso e risalente fenomeno di rimozione dei simboli, che sempre più spesso, in modo più o meno palese, si insinua con il passare del tempo e che finisce per agevolare uno degli storici obiettivi della criminalità organizzata: abbattere ogni simbolo di resistenza, con l’oblio e la confusione, affinché non ne sia più percepibile dalla gente la straordinaria capacità di esempio”, denuncia il Vicecapo del Dap. “Mandiamo alla Professoressa Falcone il nostro abbraccio più forte e affettuoso”